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Il segmento testuale Il Centro è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 82Entità Multimediali , di cui in selezione 9 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 616

Brano: [...]ente da Giuseppe Gracceva e da Giuliano Vassalli. Quando Pertini, arrestato dai tedeschi, fu detenuto a Regina Coeli (1.10.1943

25.1.1944), Gracceva lo sostituì al Centro militare del partito e Vassalli nella giunta militare del Comitato centrale di liberazione nazionale e nel Comitato militare tripartito (P.d.A., P.S.I., P.C.I.). L’organizzazione partigiana socialista nel Lazio si sviluppò particolarmente nelle seguenti articolazioni:

a) Il Centro militare cittadino, creato in relazione alla grande importanza strategica e tattica di Roma, sede di Comandi tedeschi e punto obbligato di passaggio di truppe da e per il vicino fronte di guerra, fronte che dopo lo sbarco di AnzioNettuno del 22.1.1944 venne a trovarsi a meno di 30 km dalla città, creando problemi gravissimi e nello stesso tempo impegnando al massimo grado tutte le forze della Resistenza romana.

Il Centro era lo stato maggiore dell’organizzazione militare del partito: coordinava l’azione delle squadre partigiane (alle cui azioni non di rado i componenti del Centro partecipavano personalmente) e la sincronizzava con quella degli altri partiti e movimenti clandestini; provvedeva al reperimento e alla distribuzione delle armi e al controllo delle zone; organizzava la propaganda e le altre azioni di appoggio alla resistenza spontanea della po

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 322

Brano: Venegoni, Fratelli

tra il Centro del partito e il Comitato di Zona, finché nel giugno 1944 il Comitato di Zona decise all’unanimità di sciogliersi, cessando le pubblicazioni del “Lavoratore” e passando al P.C.I. tutti i fondi e i mezzi tecnici, comprese le macchine di stampa, e invitando tutti i compagni a mettersi a disposizione del partito per qualunque incarico fosse loro affidato.

Ormai in contatto diretto col Centro del partito, Carlo Venegoni continuò la propria attività, finché nell’agosto 1944 fu arrestato nella tipografia dove si stampava l'Unità e deportato nel campo di concentramento di Bolzano. Qui rappresentò[...]

[...] 1943 per la caduta del fascismo, ritornò a Legnano e col fratello Carlo riprese i contatti con gli operai delle fabbriche dell 'Alto Milanese, creando ovunque nuclei di lavoratori decisi a lottare in fabbrica per la rifondazione delle commissioni interne e fuori dalla fabbrica per la fine della guerra. Dopo I’8 settembre da questi nuclei nacque immediatamente la lotta partigiana nella valle Olona e iniziò la pubblicazione de “Il lavoratore”.

Il Centro del P.C.I. non poteva non guardare con sospetto un movimento nato al di fuori del partito stesso e lo attaccò duramente, finché nel giugno 1944 tutto il gruppo decise il proprio scioglimento ed entrò a far parte del partito. Mauro Venegoni non si oppose alle decisioni dei compagni, ma la sua posizione era diversa da quella degli altri, in quanto era stato radiato dal partito fin dall’epoca di Ventotene, e non fu riammesso in quell'occasione. Continuò tuttavia la sua attività nel

322



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 321

Brano: [...]a, al quale Amedeo Bordiqa diede ufficialmente la propria adesione pochi giorni dopo la sua costituzione, venne accusato di azione frazionistica dal Centro del Partito e i firmatari furono minacciati di espulsione. Dopo che un ricorso all’Internazionale Comunista ebbe esito negativo, i componenti del Comitato d’intesa comunicarono ufficialmente lo scioglimento del Comitato stesso. La sinistra rimase in netta minoranza al Congresso di Lione, dove il centro raccolse il 90% dei voti. Nel nuovo Comitato Centrale furono eletti, per la sinistra, Bordiga e Carlo Venegoni.

La promulgazione delle Leggi ecce

zionali fasciste del novembre 1926 e i conseguenti arresti di Gramsci e di altri numerosi dirigenti obbligarono Carlo a lasciare Legnano e a passare nella clandestinità. Per la sua esperienza sindacale ebbe l’incarico, con altri compagni, di ricostruire la Confederazione generale del lavoro, sciolta dai dirigenti riformisti, riunendo sindacalisti comunisti, socialisti e anarchici. A Venegoni fu affidata la direzione di Battaglie sindacali. Car[...]

[...]ella guerra. Già nel novembre iniziò le pubblicazioni il giornale del gruppo II Lavoratore, che stampò 11 numeri con una tiratura di 7.000 copie.

Fu promosso e diretto dai comunisti della valle Olona il grande sciopero dell 'Alto Milanese del gennaio

1944, cui seguirono gli scioperi del marzo in numerose aziende grandi e piccole della zona. Intanto venivano create consistenti formazioni partigiane sui monti di Miazzina e Pian Cavallone.

Il Centro del partito, allarmato dall’esistenza di un movimento autonomo, diretto dai fratelli Venegoni, uno dei quali risultava radiato, li accusava di trotzkismo. Rispondeva Carlo Venegoni con una lettera, pubblicata anche su “Il Lavoratore”, con la quale si chiedeva un più ampio dibattito nel partito, superando il conformismo, retaggio dei lunghi anni di clandestinità, in cui le decisioni spettavano a pochi compagni dirigenti, mentre tutti gli altri erano destinati a ruoli passivi di obbedienza. Criticava inoltre la politica di unità nazionale del P.C.I., deplorando l’alleanza con i partiti borghesi[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 98

Brano: [...]sciste e nelle varie polizie del regime. Anche nelle zone agricole alle porte di Torino e nelle vallate alpine la situazione politica non era molto favorevole al fascismo: i piccoli proprietari, i contadini poveri, i montanari e i braccianti mordevano il freno, sia pure scollegati l’un l’altro e con scarsa efficacia.

In questa situazione, certamente difficile ma non disperata, si trovò a operare clondestinamente il Partito comunista d’Italia. Il Centro estero del partito, insediato a Parigi, manteneva contatti col movimento clandestino interno mediante l’invio di funzionari e di corrieri, in particolare a Torino, dove l’organizzazione comunista aveva sempre continuato in qualche modo a funzionare. Allorché, alla fine del 1932, in seguito all’amnistia del “decennale” numerosi militanti comunisti furono liberati dal carcere e dal confino, essi presero quasi tutti i contatti col movimento clandestino e, nel 1933, il Centro estero del partito decise di ricostituire in forme più solide l’organizzazione torinese. La scelta cadde sui vecchi compag[...]

[...]o, insediato a Parigi, manteneva contatti col movimento clandestino interno mediante l’invio di funzionari e di corrieri, in particolare a Torino, dove l’organizzazione comunista aveva sempre continuato in qualche modo a funzionare. Allorché, alla fine del 1932, in seguito all’amnistia del “decennale” numerosi militanti comunisti furono liberati dal carcere e dal confino, essi presero quasi tutti i contatti col movimento clandestino e, nel 1933, il Centro estero del partito decise di ricostituire in forme più solide l’organizzazione torinese. La scelta cadde sui vecchi compagni Dante Conte (v.) e Luigi Capriolo (v.), operai torinesi che erano stati condannati dal Tribunale speciale per attività sovversiva. Essi erano tornati a casa da pochi mesi e avevano quasi subito ripreso i contatti col movimento clandestino. L’esperienza cospirativa, la perseveranza e il coraggio, uniti a un forte ascendente di cui godevano a Torino, specie tra gli operai ma anche tra molti intellettuali antifascisti, consentirono a Conte e Capriolo di organizzare abbasta[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 521

Brano: [...]del P.S.I.), messaggi di incitamento alla resistenza e alla speranza.

Nel gennaio 1944 Pietro Nenni disse a Giuliano Vassalli (che aveva sostituito Pertini come rappresentante del P.S.I. nella Giunta militare del C.C.L.N.) e a Giuseppe Gracceva (che lo aveva sostituito a capo del Centro militare cittadino)

che la maggior prova che l’organizzazione romana avrebbe potuto dare di se stessa sarebbe stata la liberazione di Saragat e di Pertini. Il Centro militare socialista decise che avrebbero dovuto essere liberati, con loro, anche gli altri socialisti detenuti nello stesso braccio, come l’operaio Carlo Bracco (animatore dei primi mesi della Resistenza romana), Ducci, Lunadei e, anche se non appartenente al Partito socialista, il vecchio padre di Carlo Andreoni, Luigi Andreoni.

L’operazione fu portata a termine il 25.1.1944, attraverso una meticolosa organizzazione curata con elementi aH’interno di Regina Coeli (tra cui il dottor Alfredo Monaco e sua moglie Marcella, l’agente di custodia Ugo Gala e altri), come pure all’esterno del carce[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 707

Brano: [...] minaccia di cedimento di fronte all’azione di recupero che, intanto, il fascismo continuava a svolgere. Il caso di Rinaldo Rigola e poi quello del riformista Emilio Caldara (v.) che, dietro invito personale di Mussolini, si era dichiarato disposto a curare una rivista « culturale », dimostravano la necessità di una ripresa della battaglia antifascista caratterizzata da un preciso contenuto di classe.

Nei primi mesi del 1934 nacquero a Milano il Centro interno socialista e il Fronte unico antifascista, al quale vennero invitati a collaborare giellisti, comunisti, anarchici e repubblicani. Tra i socialisti vi aderirono Lelio Basso, Lucio Luzzatto, Marco Riccardi, Umberto Recalcati, Domenico Viotto, Aligi Sassu, Antonio Pesenti, Alcide Malagugini, Bruno Maffi; tra i comunisti, Franco Antolini e Mario Venanzi. Aderirono al Fronte anche alcuni repubblicani e neoliberali.

La nuova iniziativa ebbe notevole risonanza e la sua presenza favorì in modo determinante la ripresa della lotta antifascista a Milano. Tra i nuovi militanti è da ricordare [...]

[...]anco Antolini e Mario Venanzi. Aderirono al Fronte anche alcuni repubblicani e neoliberali.

La nuova iniziativa ebbe notevole risonanza e la sua presenza favorì in modo determinante la ripresa della lotta antifascista a Milano. Tra i nuovi militanti è da ricordare il giovane Raffaele De Grada (v.) che, dopo aver organizzato gruppi antifascisti studenteschi, assicurava ora il collegamento tra il Fronte e gli ambienti intellettuali lombardi.

Il Centro interno socialista fu duramente colpito dalle persecuzioni poliziesche. Antonio Pesenti (v.), che allora militava nel P.S.I., venne condannato dal Tribunale speciale a 24 anni di carcere e Marco Riccardi fu invece assassinato dalla polizia. Nonostante le gravi perdite, il Fronte unico continuò nella sua azione di propaganda, estendendola anche fuori del capoluogo lombardo. Vi aderirono, tra gli altri, il Gruppo rosso di Aligi Sassu e nuclei di studenti organizzati da Della Porta.

Nel 1935 le organizzazioni socialiste nell’Italia settentrionale erano ormai numerose.

Etiopia e Spagna

A[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 529

Brano: [...]seria, della disoccupazione, deN’inflazione e del trattato di Versailles, di cui era responsabile il vecchio regime, ma pagavano anche per le repressioni antioperaie e per il fatto di avere impedito alla rivoluzione di raggiungere obiettivi socialisti.

I risultati elettorali accelerarono l’involuzione reazionaria. I comunisti non erano riusciti a raccogliere i consensi degli operai malcontenti e questi erano andati ai socialisti indipendenti. Il Centro cattolico si spostò verso i partiti reazionari.

Lo scioglimento imposto a una parte dei corpi franchi incrementò Je associazioni fasciste segrete, tra cui la Consul. Capeggiata dal famigerato capitano Erhardt, questa associazione si proponeva di combattere gli ebrei, i socialdemocratici, i partiti di sinistra e la costituzione « antinazionale » di Weimar. Ne potevano essere membri solo uomini decisi e di obbedienza cieca; i capi dovevano essere scelti tra gli ufficiali avvezzi al comando, con esperienza di guerra e di repressioni antipopolari.

A Monaco si scatenò un’ondata di nuovi crim[...]

[...]ato nel 1914 dalle potenze occidentali avide e invidiose del suo benessere, quindi pugnalato alla schiena da Erzberger e dai rossi, infine tradito dai politicanti ebrei che lo avevano venduto per arricchirsi sulle sue spoglie. Il programma conteneva perciò talune sfumature demagogiche anticapitalistiche che avevano presa su certi strati popolari. Tutti i partiti si dichiaravano non responsabili delle conseguenze della sconfitta, ma la sinistra e il centro avevano la grave colpa di aver accettato il trattato di Versailles, sperando di ottenerne poi la revisione e un alleggerimento.

I comunisti

All’estrema sinistra la situazione era sempre confusa. A poco più di un anno dalla sua costituzione, il Partito comunista tedesco si scisse: l’ala sinistra, forte soprattutto a Berlino, al Nord, nel Nordovest e in Sassonia, costituì il Partito comunista operaio della Germania (K.A.P.D.) che condannava ia partecipazione alle assemblee elettive « borghesi » e « reazionarie », nonché l’adesione ai sindacati riformisti. Esso era per l’azione diretta e c[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 217

Brano: [...]i fu costretto a espatriare clandestinamente, seguito nel tempo da molti altri comunisti e anarchici. Nel 1927 venne individuata dalla polizia l’organizzazione comunista locale: 30 persone furono arrestate e 10 di queste deferite al Tribunale speciale, mentre Pietro Ristori e altri riuscirono a espatriare.

Lotta antifascista del P.C.I.

Nel 1928 gli oltre 200 comunisti empolesi si organizzarono autonomamente, stabilendo contatti diretti con il Centro interno clandestino, I più giovani formarono una sezione della Federazione giovanile comunista.

L’intensificato sfruttamento della classe operaia da parte del regime fascista favorì l’azione dei comunisti che, nel 1929, promossero la ricostituzione clandestina della Camera del lavoro. Questa riuscì a organizzare vetrai, tipografi, conciai, fornaciai, e inviò i propri delegati alle Conferenze sindacali di Lione e di Zurigo. Furono in quegli anni organizzate agitazioni sindacali di ceramisti a Montelupo, di vetrai e tipografi a Empoli. Nel dicembre 1930 si ebbe uno sciopero di vetrai, in ris[...]

[...]pografi, conciai, fornaciai, e inviò i propri delegati alle Conferenze sindacali di Lione e di Zurigo. Furono in quegli anni organizzate agitazioni sindacali di ceramisti a Montelupo, di vetrai e tipografi a Empoli. Nel dicembre 1930 si ebbe uno sciopero di vetrai, in risposta a Mussolini che aveva decurtato i salari e gli stipendi dal

10 al 15%. Nel 1934 i vetrai comunisti vennero eletti in maggioranza nel consiglio di categoria.

Nel 1928 il Centro interno del P.C.I. costituì a Empoli un Comitato regionale, con Rutilio Reali segretario e due membri (un pratese e un fiorentino). Alla F.G.C. empolese, diretta da Mario Fabiani e Giuseppe Chiarugi, fu dato l’incarico di organizzare una manifestazione di protesta, con lancio e affissione di manifestini ed esposizione di bandiere rosse, in occasione di una parata fascista che doveva svolgersi alla presenza di Mussolini, a Firenze, nel maggio 1930. Per vendicarsi, i fascisti locali ricorsero alla provocazione, organizzando il lancio di una bomba contro la caserma dei carabinieri e arrestando, [...]

[...]e le fila della nuova organizzazione. L’inchiesta si concluse con la condanna di Fabiani e Vezzi, con l’invio al confino di 3 loro compagni e con la libertà vigilata per altri 14.

L’organizzazione comunista divenne a Empoli talmente forte e numerosa, specie tra i giovani obbligati a frequentare i corsi premilitari, che alcuni di essi giunsero a progettare di impadronirsi a scopo dimostrativo del potere locale, anche se soltanto per poche ore. Il Centro del partito, interpellato a questo proposito, rigettò il progetto che avrebbe determinato la soppressione dell’intero movimento, coinvolgendo la popolazione nella inevitabile repressione. Militanti comunisti giunsero alla direzione del Dopolavoro, come pure a quella delle organizzazioni sindacali e giovanili; si infiltrarono perfino nella Milizia fascista, nella quale venne più tardi scoperto un sottufficiale comunista (Giuseppe Gori) che, nel 1939, fu condannato dal Tribunale speciale a 25 anni di reclusione. Dopo l'inizio della guerra civile in Spagna gli antifascisti empolesi, dall’estero [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 164

Occorrenza parzialmente corrispondente


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Il Centro, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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